Precedente |
Indice |
Successivo
6. I controller IDE e SCSI
I
controller lavorano come agente del traffico, gestendo l'interfaccia
fra le periferiche (disco fisso, lettore CD-ROM, e altre componenti)
e il sistema PC vero e proprio. Quando la CPU richiede dati a un
disco, per esempio, è il controller del disco a gestire la
trasmissione della richiesta al drive, e a restituire tramite il bus
del PC le informazioni ivi reperite. Come è accaduto per tutte
le tecnologie dei computer, i controller hanno subito notevoli
miglioramenti nel corso degli ultimi anni. I controller originali dei
PC erano schede hardware inserite in un connettore a pettine (slot)
della scheda madre e collegate alle unità a disco tramite
piattina a più conduttori. Col tempo i costruttori delle unità
a disco hanno spostato i circuiti elettronici sui drive, permettendo
a questi di svolgere autonomamente una maggior parte della gestione
dei dati, e riducendo i controller a semplici meccanismi (un vigile
dal lavoro non troppo impegnativo). I controller attuali non
richiedono più alcuna scheda per i loro circuiti elettronici.
I produttori hanno cominciato, infatti, a integrare questi semplici
controller direttamente sulla scheda madre, e su quasi tutte le
schede madri dei nuovi PC sono presenti ora i relativi connettori
collegati alle unità a disco.
In
qualità di canale di comunicazione primario fra la scheda
madre del PC e le unità a disco, il controller svolge un ruolo
critico sulle prestazioni generali del sistema. Con l'aumento
progressivo delle dimensioni dei programmi e dei file dati, diventa
essenziale realizzare trasferimenti rapidi e affidabili fra sistema e
drive. Fisicamente, un controller consiste di uno o più
circuiti integrati di controllo, altri componenti elettronici di
supporto e un connettore per collegarsi ai drive e alle periferiche.
Il controller vero e proprio fornisce l'intelligenza necessaria per
comunicare con i vari drive e per gestire le transazioni senza
disturbare continuamente la CPU per ottenere risorse e permessi. I
circuiti logici di supporto svolgono funzioni quali fornire un
deposito per i bit, che possono così venire elaborati senza il
rischio di perdite di dati. I controller intelligenti possono
svolgere le transazioni più velocemente e con minori
interferenze con le altre attività del sistema. Una volta
iniziata una transazione, possono operare senza più bisogno di
interventi della CPU. I dati possono così fluire liberamente
dal disco fisso alla memoria principale del sistema, mentre la CPU
resta libera e può gestire, per esempio, il ricalcolo di un
foglio elettronico.

SCSI
è la sigla di Small Computer System Interface. Man mano
che passavano gli anni i controller SCSI si sono evoluti. Una seconda
versione di SCSI è stata chiamata Fast SCSI o SCSI-2. Questa
nuova versione offre il supporto a varie periferiche, oltre ai dischi
fissi, e aumenta il potenziale di trasferimento dati. Recentemente è
uscita una nuova versione detta Ultra SCSI (SCSI-3), che incrementa
ancora di più la velocità di trasferimento dati.
La
SCSI ha avuto il suo principio nel mondo dei Macintosh Apple dove è
prosperata. Gli adattatori SCSI permettono di concatenare assieme
sette diversi tipi di periferiche (dischi fissi, scanner, stampanti e
così via), tutti controllati da una scheda adattatrice. Un
adattatore SCSI-2, per esempio, fornisce 8 diversi indirizzi per le
periferiche, uno dei quali viene usato dallo stesso adattatore. Ne
consegue che sette periferiche distinte possono usare lo stesso
controller. La flessibilità della SCSI va anche oltre. Dei
bridge controller sofisticati possono collegare sette periferiche per
ciascun indirizzo di periferica SCSI. Ciò significa che a un
singolo adattatore SCSI si possono collegare fino a 49 periferiche.
Si provi a paragonare questo numero col massimo di 4 periferiche
ammesse dall'IDE.
Gli
elementi a sfavore che hanno condizionato molto la sua diffusione
sono dovuti ai costi e alla difficoltà d'uso.
IDE
sta per Integrated Drive Electronics e originalmente è
derivata dai dischi fissi del PC IBM AT, il primo personal computer a
16 bit. Il significato della sigla è molto appropriato. Queste
unità infatti collocano la maggior parte dell'elettronica del
controller sul supporto del disco e non su una scheda separata. Ne
risulta un modello che riduce i costi di fabbricazione, e ha
contribuito a farne uno standard affermato nei PC. Anche lo standard
IDE ha avuto vari miglioramenti col tempo. La versione più
recente e più diffusa viene detta ATA-66 o EIDE (Enhanced
Integrated Drive Electronics).

L'EIDE
permette di avere un controller primario e uno secondario, a cui di
possono collegare fino a 4 periferiche. La formidabile diffusione che
questo tipo di controller ha avuto è dovuto al fatto che l'IDE
era in linea con le specifiche BIOS che erano allora presenti nella
maggior parte dei sistemi. In pratica, la maggioranza dei sistemi
sono dotati di controller IDE integrati sulla scheda madre, che non
richiedono nessuna installazione. Inoltre risultano molto mero cari
dei controller SCSI. Possiamo individuare, gli svantaggi oltre che
nel limitato numero di periferiche supportate anche nella velocità
di trasferimento dei dati che nonostante tutti i vari miglioramenti,
rimane al di sotto dello standard SCSI.
Precedente |
Indice |
Successivo
|