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Aula Didattica "G. Taliercio"
I componenti hardware del Personal Computer
a cura di Andrea Berto

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6. I controller IDE e SCSI

I controller lavorano come agente del traffico, gestendo l'interfaccia fra le periferiche (disco fisso, lettore CD-ROM, e altre componenti) e il sistema PC vero e proprio. Quando la CPU richiede dati a un disco, per esempio, è il controller del disco a gestire la trasmissione della richiesta al drive, e a restituire tramite il bus del PC le informazioni ivi reperite. Come è accaduto per tutte le tecnologie dei computer, i controller hanno subito notevoli miglioramenti nel corso degli ultimi anni. I controller originali dei PC erano schede hardware inserite in un connettore a pettine (slot) della scheda madre e collegate alle unità a disco tramite piattina a più conduttori. Col tempo i costruttori delle unità a disco hanno spostato i circuiti elettronici sui drive, permettendo a questi di svolgere autonomamente una maggior parte della gestione dei dati, e riducendo i controller a semplici meccanismi (un vigile dal lavoro non troppo impegnativo). I controller attuali non richiedono più alcuna scheda per i loro circuiti elettronici. I produttori hanno cominciato, infatti, a integrare questi semplici controller direttamente sulla scheda madre, e su quasi tutte le schede madri dei nuovi PC sono presenti ora i relativi connettori collegati alle unità a disco.

In qualità di canale di comunicazione primario fra la scheda madre del PC e le unità a disco, il controller svolge un ruolo critico sulle prestazioni generali del sistema. Con l'aumento progressivo delle dimensioni dei programmi e dei file dati, diventa essenziale realizzare trasferimenti rapidi e affidabili fra sistema e drive. Fisicamente, un controller consiste di uno o più circuiti integrati di controllo, altri componenti elettronici di supporto e un connettore per collegarsi ai drive e alle periferiche. Il controller vero e proprio fornisce l'intelligenza necessaria per comunicare con i vari drive e per gestire le transazioni senza disturbare continuamente la CPU per ottenere risorse e permessi. I circuiti logici di supporto svolgono funzioni quali fornire un deposito per i bit, che possono così venire elaborati senza il rischio di perdite di dati. I controller intelligenti possono svolgere le transazioni più velocemente e con minori interferenze con le altre attività del sistema. Una volta iniziata una transazione, possono operare senza più bisogno di interventi della CPU. I dati possono così fluire liberamente dal disco fisso alla memoria principale del sistema, mentre la CPU resta libera e può gestire, per esempio, il ricalcolo di un foglio elettronico.

controller SCSI Adaptec 2940 Wide

SCSI è la sigla di Small Computer System Interface. Man mano che passavano gli anni i controller SCSI si sono evoluti. Una seconda versione di SCSI è stata chiamata Fast SCSI o SCSI-2. Questa nuova versione offre il supporto a varie periferiche, oltre ai dischi fissi, e aumenta il potenziale di trasferimento dati. Recentemente è uscita una nuova versione detta Ultra SCSI (SCSI-3), che incrementa ancora di più la velocità di trasferimento dati.

La SCSI ha avuto il suo principio nel mondo dei Macintosh Apple dove è prosperata. Gli adattatori SCSI permettono di concatenare assieme sette diversi tipi di periferiche (dischi fissi, scanner, stampanti e così via), tutti controllati da una scheda adattatrice. Un adattatore SCSI-2, per esempio, fornisce 8 diversi indirizzi per le periferiche, uno dei quali viene usato dallo stesso adattatore. Ne consegue che sette periferiche distinte possono usare lo stesso controller. La flessibilità della SCSI va anche oltre. Dei bridge controller sofisticati possono collegare sette periferiche per ciascun indirizzo di periferica SCSI. Ciò significa che a un singolo adattatore SCSI si possono collegare fino a 49 periferiche. Si provi a paragonare questo numero col massimo di 4 periferiche ammesse dall'IDE.

Gli elementi a sfavore che hanno condizionato molto la sua diffusione sono dovuti ai costi e alla difficoltà d'uso.

IDE sta per Integrated Drive Electronics e originalmente è derivata dai dischi fissi del PC IBM AT, il primo personal computer a 16 bit. Il significato della sigla è molto appropriato. Queste unità infatti collocano la maggior parte dell'elettronica del controller sul supporto del disco e non su una scheda separata. Ne risulta un modello che riduce i costi di fabbricazione, e ha contribuito a farne uno standard affermato nei PC. Anche lo standard IDE ha avuto vari miglioramenti col tempo. La versione più recente e più diffusa viene detta ATA-66 o EIDE (Enhanced Integrated Drive Electronics).

Controller IDE Visa Local Bus

L'EIDE permette di avere un controller primario e uno secondario, a cui di possono collegare fino a 4 periferiche. La formidabile diffusione che questo tipo di controller ha avuto è dovuto al fatto che l'IDE era in linea con le specifiche BIOS che erano allora presenti nella maggior parte dei sistemi. In pratica, la maggioranza dei sistemi sono dotati di controller IDE integrati sulla scheda madre, che non richiedono nessuna installazione. Inoltre risultano molto mero cari dei controller SCSI. Possiamo individuare, gli svantaggi oltre che nel limitato numero di periferiche supportate anche nella velocità di trasferimento dei dati che nonostante tutti i vari miglioramenti, rimane al di sotto dello standard SCSI.


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